Il giorno 10 maggio gli alunni delle classi IA e IB della scuola secondaria di I grado dell’I.C. Melanzio-Parini di Castel Ritaldi si sono diretti a Serravalle di Norcia per intraprendere un’ entusiasmante esperienza naturalistica e sportiva. Il tragitto in autobus ha costeggiato il fiume Nera, gli allevamenti di trote tipici della zona e il tracciato dell’ex ferrovia Spoleto-Norcia.
All’arrivo i ragazzi incontrano Chiara, una biologa, esperta in educazione ambientale e il loro percorso inizia proprio dalla ex stazione di Serravalle e percorre un tratto della ferrovia, costruita nel 1926 e dismessa nel 1968, oggi patrimonio storico e suggestivo percorso per camminatori e ciclisti. Si dirigono poi verso le sponde dei fiumi Sordo e Corno. Il primo deve il suo nome alle sue correnti poco tumultuose e poco rumorose ed è affluente del Corno, che nasce nel Lazio sul monte Terminillo e si getta nel Nera.
L’esperta introduce alcune caratteristiche fisiche del flusso delle acque, come portata, velocità e temperatura. Si effettua sul Corno una misura di velocità della corrente: due alunni si posizionano lungo la sponda destra del Corno a una distanza di 10 m; un terzo lascia cadere un bastoncino in modo che esso sia trasportato dalla corrente; un quarto, infine, cronometra il tempo trascorso dal bastoncino nel percorrere i 10 m. Si ottiene una misura di velocità di circa 0,65 m/s. Si parla poi di temperatura delle acque: il Corno, ad esempio, è un fiume carsico, con tratti sotterranei che fanno sì che la temperatura si mantenga, anche in estate, intorno ai 12°C.
I fiumi rappresentano un habitat ideale per varie specie animali e vegetali. Si osservano nei dintorni specie tipiche di vegetazione fluviale, come il farfaraccio, caratterizzato da grandi foglie cuoriformi, chiamato anche “cappellaccio” perché le sue larghe foglie venivano usate dai pescatori per proteggersi dalla pioggia, il crescione o nasturzio, pianta aromatica e officinale, il ranuncolo d’acqua con i suoi fiori gialli, il pioppo cipressino e il salice bianco, riconoscibile grazie alle sue foglie argentate.
La zonazione del fiume permette di individuare le vocazioni ittiche naturali di ogni corso d’acqua, suddividendo il bacino in 4 zone principali. Il bacino del Nera è classificato secondo la Carta Ittica come ambiente a Salmonidi e i tipici rappresentanti di questa famiglia sono senza dubbio le trote. Tipica e dominante è la trota Fario (Salmo trutta). A questa si associano, con una presenza più limitata, la trota Iridea (Oncorhinchus mykiss) presente a causa di uscite accidentali dagli allevamenti di troticoltura, il Vairone (Leuciscus souffia muticellus), lo Scazzone (Cottus gobio) e lo Spinarello (Gasterosteus aculeatus).
La trota Fario, regina delle acque fluviali e torrentizie della Valnerina, è indicatore biologico di ambienti integri con acque chiare e ben ossigenate. La sua presenza si estende con continuità per tutto il corso del fiume Nera dalle sorgenti fino a Narni e comprende quasi tutti i tributari presenti. Fa eccezione il tratto del torrente Aja a monte dello sbarramento di Recentino, dove la sua presenza è rara e dovuta esclusivamente ai ripopolamenti. Nel tratto a valle dello sbarramento, dove non ne è impedita la risalita dal fiume Nera, è presente in maniera abbondante. Nelle acque della zona a barbo del fiume Nera e del fiume Velino la consistenza numerica della trota fario è sicuramente condizionata dalla pessima qualità delle acque.
Dopo la breve lezione introduttiva, gli alunni sono pronti a compilare la scheda campo, una sorta di carta di identità del luogo e del tratto di fiume Corno osservato. La scheda contiene informazioni scientifiche riguardanti la vegetazione, la zonazione ittica, le temperature di aria e acqua, la granulometria del fondale, la velocità e la portata del fiume e viene compilata collaborando in piccoli gruppi.
Dalle osservazioni si passa alla sperimentazione, quando l’esperta Chiara, affiancata da due studenti, inizia il campionamento dei macroinvertebrati nel fondale del fiume Corno. Con l’ausilio di un retino a manica, vengono eseguiti dei prelievi lungo un tratto di fiume e il materiale raccolto viene poi riversato in vaschette bianche. Successivamente i ragazzi, suddivisi in gruppi, consultano le chiavi dicotomiche illustrate dall’insegnante di scienze al fine di classificare i macroinvertebrati prelevati. Queste chiavi consistono in una sequenza di domande per le quali ci sono due opzioni di risposta e alla fine del percorso, si attribuisce alla specie analizzata l’appartenenza a una categoria sistematica. Le specie così classificate sono poi state prelevate dalle vaschette con apposite pinzette e messe in conservazione nell’alcool all’80% per essere poi ulteriormente studiate in classe. Sono state rinvenute decine di macroinvertebrati: per la maggior parte larve di insetti come i Plecotteri, gli Efemerotteri e i Tricotteri la cui presenza è indice di acque di buona qualità, in quanto sono organismi molto sensibili all’inquinamento. Sono state rinvenute anche larve di Ditteri e, in numero minore, anche esemplari di Anellidi, Platelminti e Gasteropodi.
Dopo il laboratorio scientifico, gli alunni sono stati impegnati nell’attività sportiva del rafting. Una volta indossato l’equipaggiamento adeguato: caschetto, mute e giubbotto salvagente, hanno seguito una breve lezione sui comandi principali: avanti, indietro, giù, stop e dentro, utile in caso di cascatelle. L’emozionante discesa tra l’azzurro e il verde cangiante delle acque limpidissime si è conclusa tra le pareti calcaree delle gole di Biselli, con il salto in gommone di una cascatella e un bel bagno rinfrescante.
Le docenti Alunni e Scopetta.